Alla scoperta delle Rose Camune

Quali miti costellavano i racconti di queste popolazioni preistoriche le sere d’inverno accanto al fuoco, nelle capanne? E quali riti si svolgevano ai piedi di quelle pareti di roccia fitte di petroglifi?
A condurre questo viaggio attraverso i labirinti di segni e significati incisi sulla pietra, non un archeologo o una guida turistica, ma Virgilio Patarini, gestore dei Parchi di Luine e di Sellero e co-gestore, fino a poche settimane fa, dei servizi della Riserva delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, nonché operatore didattico di tutti questi parchi, ma soprattutto autore e regista teatrale, critico e curatore d’arte, oltre che artista visivo.

Per provare a leggere quel dedalo di segni non solo nella consueta (e imprescindibile) chiave archeologica, fondamentale per sapere, ma non sufficiente per comprendere, ma anche attraverso uno sguardo multidisciplinare che consideri pure gli aspetti più propriamente “artistici”, “performativi” e “antropologici” insiti nel fare e fruire delle incisioni. Per provare a farsi delle domande che aprano verso possibili scenari capaci di farci addentrare il più possibile nei “misteri” dei Camuni. A partire dall’enigma delle Rose Camune.

Alla fine del viaggio molto probabilmente non avremo risposte, ma solo altre domande, forse più utili ad immaginare scenari verosimili in cui collocare lo straordinario patrimonio iconografico del primo sito Unesco italiano.

Alla scoperta delle Rose Camune